1] Guido Dorso
Avellino 1892 > 1947
Guido Dorso nacque il 30 maggio 1892 ad Avellino, figlio di Francesco, direttore delle locali poste, ed Elisa Gallo, insegnante elementare. Dopo gli studi classici nel capoluogo irpino, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza della Regia università di Napoli, dove si laureò con il massimo dei voti e la lode nel maggio del 1915.
Se la poesia e la letteratura furono gli interessi degli anni adolescenziali del giovane Dorso, con il passare del tempo si affiancò quello per la filosofia e la politica, come testimoniato da alcune conferenze e interventi a stampa per associazioni e riviste di area massonico-radicale, soprattutto del capoluogo irpino.
Un’attenzione che venne ulteriormente approfondita negli anni universitari e che ebbe coronamento nella tesi dal titolo La politica ecclesiastica di Pasquale Stanislao Mancini.
2] La Grande Guerra
Nei primi mesi del 1915 si schierò con gli interventisti. Declinò tuttavia il suo interventismo in chiave anti-giolittiana, meridionalistica e democratica, lasciandone traccia in otto interventi pubblicati su “Il Popolo d’Italia” di Benito Mussolini.
Partecipò al primo anno di conflitto, ma a causa di problemi di salute, nei primi mesi del 1916 venne esonerato. Nell’aprile del 1916 superò l’esame da procuratore legale presso la Corte d’appello di Napoli, iscrivendosi all’albo del collegio di Avellino.
Nel 1919 riprese l’attività pubblicistica, scrivendo prima per “La Libera parola” e poi per “L’Irpinia democratica”, giornale, quest’ultimo, fondato assieme ad Augusto Guerriero (futura importante firma del “Corriere della Sera”). In questo periodo tornò a scrivere su temi di attualità politica, prestando particolare attenzione alle gravi disfunzioni nei rapporti tra governanti e governati che caratterizzavano il Mezzogiorno italiano.
Gli otto interventi di Guido Dorso per “Il Popolo d’Italia”
“La neutralità del Mezzogiorno“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 1, 1° gennaio 1915, p. 3.
“I paladini della neutralità nel Mezzogiorno d’Italia. Scarfoglio fa il “tedesco”!“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 5, 5 gennaio 1915, p. 3.
“Meridional-Sozial-Democratie“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 18, 18 gennaio 1915, p. 3.
“L’Austria-Ungheria e l’intervento italiano“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 36, 5 febbraio 1915, p. 3.
“L’intervento è necessario anche e soprattutto per il Mezzogiorno“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 97, 8 aprile 1915, p. 2.
“La stampa neutralista del Mezzogiorno d’Italia alla gogna“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 130, 12 maggio 1915, p. 2.
La sconfitta di Giolitti e le sue conseguenze nel Mezzogiorno“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 141, 23 maggio 1915, p. 3.
“Il Mezzogiorno in armi“, in “Il Popolo d’Italia”, a. II, n. 144, 26 maggio 1915, p. 2.
3] Il Corriere dell’Irpinia
A partire dal 1920 e nel corso del triennio successivo si registrò un’interruzione nella collaborazione alla stampa da parte di Dorso, che preferì dedicarsi allo studio e all’approfondimento dei temi che più gli stavano a cuore, e curò il decollo della sua attività professionale di avvocato. Nel gennaio 1923, per compiuto sessennio di esperienza come iscritto all’albo dei procuratori legali, fu iscritto al locale consiglio dell’Ordine degli avvocati.
L’inizio del 1923 segnò anche il ritorno all’attività giornalistica, con l’assunzione della direzione di un nuovo settimanale, “Il Corriere dell’Irpinia”, edito dai tipografi avellinesi Pergola. Se all’inizio il foglio sembrava dedicarsi alle questioni locali, con il passare delle settimane gli orizzonti editoriali si allargarono, con interventi dello stesso Dorso su temi di politica nazionale e un piglio battagliero di crescente denuncia nei confronti del fascismo. Per merito di Dorso, il “Corriere” si arricchì dei contributi di firme di indiscusso rilievo nel dibattito politico-intellettuale dell’Italia dell’epoca, quali quelle di Luigi Salvatorelli, Luigi Sturzo, Arturo Carlo Jemolo, Luigi Einaudi, Ivanoe Bonomi, Stefano Jacini.
4] La collaborazione con
“La Rivoluzione liberale”
La direzione del settimanale avellinese lo portò anche ad entrare in contatto con Piero Gobetti che, nel giugno del 1923, lo invitò a collaborare alla sua “La Rivoluzione liberale”, offrendogli così per la prima volta una ribalta nazionale che si sarebbe rivelata decisiva. Negli interventi pubblicati sul settimanale avellinese Dorso aveva intanto modo di coniugare la sua riflessione sui problemi del Mezzogiorno e la severa critica della sua vita politica con un orizzonte nazionale, che coincideva poi con l’originale approfondimento dei limiti dello state-building italiano. Su questo punto Dorso aveva ormai le idee chiare: come scritto nell’Appello ai meridionali pubblicato da “La Rivoluzione liberale” nel dicembre 1924, la «questione meridionale è tutta la questione italiana», risolvibile solo attraverso una differente classe dirigente, in rappresentanza di nuove formazioni politiche. Il manifesto venne sottoscritto da altri 13 meridionalisti in contatto con Dorso e Gobetti.
Lettera di Piero Gobetti a Guido Dorso del 14 giugno 1923.
Il fascismo in Campania / Guido Dorso.
(a. II, n. 34, 6 novembre 1923, pp. 137-138)
Il Mezzogiorno dopo la guerra / Guido Dorso.
(a. II, n. 32, 23 ottobre 1923, pp. 129-130)
Il concetto di “Rivoluzione Liberale” / Guido Dorso.
(a. III, n. 5, 29 gennaio 1924, p. 19)
Esperienze elettorali / Guido Dorso.
(a. III, n. 22, 27 maggio 1924, p. 85)
I fiancheggiatori / Guido Dorso.
(a. III, n. 28, 8 luglio 1924, pp. 109-110)
Lineamenti di politica ecclesiastica fascista / Guido Dorso
(a. III, n 18, 29 aprile 1924, p. 69)
La “pacificazione” / Guido Dorso.
(a. III, n. 20, 13 giugno 1924, p. 80)
Lo Stato partito / Guido Dorso.
(a. III, n. 30, 22 luglio 1924), p. 122)
La Vandea d’Italia / Guido Dorso
(a. III, n. 8, 19 febbraio 1924, p. 31)
Le due pagine manoscritte dell’Appello ai meridionali pubblicato su “La Rivoluzione liberale” di Gobetti il 2 dicembre 1924, firmato da altri 13 meridionalisti.
Trasmissione Radio
Registrato a Roma giovedì 29 aprile 1993
“Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud”
Durata: 57 min.
Documentario
“Un giovane: Piero Gobetti”
a cura del Centro Studi Piero Gobetti
interviste a Gaetano Salvemini, Felice Casorati,
Ada Prospero, Norberto Bobbio,
giugno 1964, Archivio Rai
5] La rivoluzione meridionale
“mi si scatenarono addosso mille diavoli, poiché esso parve eretico a tutti. Soltanto Oliviero Zuccarini, Antonio Gramsci, Tommaso Fiore, don Sturzo e i giornali sardi lo difesero apertamente”
— Guido Dorso
L’elaborazione di Dorso trovava frattanto una sua organica e compiuta enunciazione ne La rivoluzione meridionale, il libro dato alle stampe proprio dalla piccola casa editrice di Gobetti nel 1925. Nel volume veniva ricostruita ed analizzata in maniera critica la vicenda politica e istituzionale che aveva portato alla nascita e al consolidamento dello Stato italiano e valutati gli effetti che ciò aveva comportato sul Mezzogiorno, effetti negativi che non sembravano poter trovare soluzione a causa di un sistema politico bloccato e della strutturale emarginazione delle masse popolari.
Una situazione che, nei propositi dorsiani, si sarebbe potuta invertire positivamente solo con una rivoluzione che fosse partita dal Mezzogiorno, basata su di un’inedita e reale partecipazione democratica, con autonomie locali e nuove classi dirigenti, a loro volta espressione di un nuovo blocco anti-latifondista tra borghesia intellettuale progressista e contadini del Sud. Il saggio di Dorso, per la novità delle tesi e la chiarezza della esposizione, suscitò grande interesse tra l’intellettualità nazionale, non solo d’area democratica.
Il Sommario manoscritto de La rivoluzione meridionale
Guido Dorso, La rivoluzione meridionale (1925)
saggio storico-politico sulla lotta politica in Italia
(copia digitalizzata dalla Fondazione Gramsci)
6] La soppressione del dissenso
Il contemporaneo consolidamento del regime fascista e il varo delle leggi eccezionali avrebbero però messo a tacere ogni forma di dissenso nei confronti del governo Mussolini e di conseguenza ogni critica della questione meridionale. Ne derivarono le dimissioni dello stesso Dorso dalla guida de “Il Corriere dell’Irpinia”, alla fine di luglio 1925, e la chiusura della gobettiana “La Rivoluzione liberale”, nel novembre dello stesso anno.
Costretto al silenzio e sorvegliato dalle autorità, negli anni seguenti, Dorso dovette diradare i contatti con gli altri esponenti antifascisti, dedicandosi all’attività di avvocato, senza rinunciare allo studio e all’analisi dell’attualità politica, come testimoniano le annotazioni sulle sue letture di cui si può trovare traccia nei suoi quaderni di appunti. Un lavoro solitario, culminato nella redazione della prima parte di una biografia del duce, successivamente stampata nel dopoguerra con il titolo Mussolini alla conquista del potere.
Nel 1940 Dorso si sposò con Teresa De Silva. Nel febbraio del 1942 nacque la figlia Elisa.
1962
regia di: Pasquale Prunas, Roberto Rossellini
ideazione : Pasquale Prunas
commento : Enzo Biagi
commento : Sergio Zavoli
7] Il crollo del regime
e la ritrovata libertà
L’arrivo ad Avellino degli Alleati
Il crollo del fascismo e l’armistizio nell’estate del 1943 coincisero per D. con il ritorno all’impegno politico e pubblicistico. Assieme a buona parte dell’intellettualità meridionale con cui aveva stretto legami negli anni precedenti, egli si iscrisse e militò nel Partito d’Azione. Secondo Dorso il crollo della dittatura e l’esperienza del Regno del Sud al fianco degli Alleati rappresentavano per il Mezzogiorno un’«occasione storica» di rinnovamento, di totale rottura con il passato e di lotta intransigente al risorgere del trasformismo. A livello locale fu alla guida del giornale “L’Irpinia libera”, organo del comitato irpino del Fronte nazionale di liberazione, e venne proposto alle autorità di occupazione alleata come prefetto. Nella primavera del 1944, Dorso venne eletto consigliere dell’Ordine degli avvocati di Avellino.
8] L’azionismo
In breve tempo Guido Dorso diventò una delle figure di spicco dell’azionismo meridionale, anche grazie al successo riscosso dalla sua Relazione sulla questione meridionale, presentata al congresso del partito nell’agosto 1944 a Cosenza. Una rilevanza, la sua, nel dibattito politico-culturale non solo meridionale, che trovò conferma, nel dicembre dello stesso anno, con l’intervento La classe dirigente meridionale, tenuto al convegno di studi sui problemi del Mezzogiorno, organizzato dagli azionisti baresi; e, nei mesi successivi, con una nuova edizione de La rivoluzione meridionale, per l’editore Einaudi.
Dorso in quei mesi collaborò con numerose riviste politiche e nell’estate del 1945 accettò di dirigere il quotidiano napoletano “L’Azione”, organo degli azionisti dell’Italia meridionale. Ma l’esperienza alla guida del quotidiano, con sede a Napoli, ebbe breve durata. Complici problemi finanziari e la contemporanea caduta del governo Parri a Roma, nel dicembre del 1945, “L’Azione” chiuse i battenti. La vicenda segnò profondamente Dorso, che decise di lasciare il Partito d’Azione. Si trattò di una scelta dolorosa, ma irrevocabile.
Partito d’azione. Giornali (1943 – 1946)
Patrimonio dell’Archivio Storico Senato della Repubblica da pagina 19 le edizioni dirette da Guido Dorso
Convegno di studi sui problemi del Mezzogiorno, Bari 1944
Patrimonio dell’Archivio Storico Senato della Repubblica
Congresso del partito dell’agosto 1944 a Cosenza
Stampa Clandestina,banca dati sui periodici della Resistenza
La classe dirigente meridionale Atti del Convegno di studi sui problemi del Mezzogiorno, Bari, 3-5 dicembre 1944
Relazione sulla questione meridionale, manoscritto per il congresso del partito dell’agosto 1944 a Cosenza
9] La candidatura
all’Assemblea costituente
Segnato dalla vicenda e dalla crisi del partito, sancita dal congresso di Roma del febbraio 1946, Guido Dorso prese parte ad una nuova iniziativa politica (l’ultima), in occasione del referendum del giugno 1946, candidandosi all’Assemblea costituente, assieme ad altri esponenti del meridionalismo di area azionista, nelle liste dell’Alleanza repubblicana, per le circoscrizioni pugliesi e lucane. Dorso, candidato come capolista, si impegnò a fondo nel corso della campagna elettorale, ma, nonostante la vittoria della repubblica, i voti della lista non furono sufficienti per eleggere rappresentanti alla Costituente.
Il fallimento anche personale causò una nuova, profonda delusione, che Dorso espresse in una missiva scritta ad inizio agosto a Michele Abbate: «Quando nel 1924 intitolai il mio libro: Rivoluzione Meridionale, fui tentato di dargli come sottotitolo “una rivoluzione che non avverrà mai”. Mi parve, però di essere uno jettatore e mi risolsi per l’attuale sottotitolo. Peccato! Sarei stato facile profeta».
Regia: Sandro Bolchi, Vittorio De Sica, Ermanno Olmi.
Consulenza storica: Paolo Ungari.
10] L’epilogo: tra disincanto
e riflessione teorica
Il rientro ad Avellino fu segnato da un serio peggioramento delle sue condizioni di salute, con il concorso dello stress vissuto nei mesi precedenti e di congeniti problemi cardiaci. Queste complicazioni resero impossibile l’avvio di una nuova collaborazione giornalistica, la direzione del quotidiano indipendente di sinistra “La Nazione del popolo”, incarico inizialmente accettato, su invito di Tristano Codignola e Giorgio Spini nell’agosto del 1946, ma che poi Dorso dovette rifiutare nelle settimane successive. Le sue condizioni di salute purtroppo si aggravarono irrimediabilmente.
Morì ad Avellino il 5 gennaio 1947.
Il profondo e crescente disincanto per le vicende politiche lo aveva spinto, negli ultimi mesi della sua vita, ad una intensa fase di studio e di elaborazione teorica. Paradossalmente lo sconforto per gli eventi attuali contribuiva ancora una volta a renderlo ancora più determinato su questo fronte. Significativi lasciti di questa sua ultima fase di riflessione sono due saggi, pubblicati postumi: La dittatura borghese da Napoleone a Hitler, e Classe politica e classe dirigente, entrambi gli scritti redatti, presumibilmente, tra l’inverno del 1944-45 e i primi mesi del 1946. Questi contributi rappresentarono il punto d’arrivo della riflessione dorsiana su due temi che avevano caratterizzato gran parte della sua riflessione teorica, vale a dire, rispettivamente, le caratteristiche della dittatura in età contemporanea e una compiuta rilettura, in chiave democratica, della teoria delle élites.
Classe politica e classe dirigente in Dittatura, classe politica e classe dirigente, appunti e manoscritto non datati.